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U beddu giru

Michelangelo La Rocca

Dialettali

U vidi chi beddu
giru ca mi fici?
Ci sunnu lepri,
torturi, pirnici,
zorbi, sbergi,
pircoca, nuci
e, quannu chiovi,
puru babaluci.
Talia quanti rappi
di racina:
sapissi comu è duci
la matina,
quannu è vagnata
di la brina!
C'è nsolia,
u zibibbu, a pirunara:
quannu la cogliu
l'arma si sana!
Sunnu carricati
i beddi ulivi,
dopu tant'anni
sunnu vivi, vivi.
T'adduni la fastuca
comu è ianca?
Quannu la cogli
unu si stanca!
Bravu me frati,
me frati chiù granni!
Ti facisti
u beddu giriddu!
Ci sunnu arbuli,
c'è tanta racina:
e quannu t’addrivigli
la matina
respiri aria
di prufumu china!

Il bel podere
Lo vedi che bel
podere mi sono fatto?
Ci sono lepri,
tortore, pernici.
sorbe, pesche,
albicocche, noci
e, quando piove,
anche le lumache.
Guarda quanti grappoli
di uva:
sapessi come è dolce
la mattina,
quando è bagnata
dalla brina!
C’è la nsolia,
lo zibibbo, la pirunara:
quando uno la raccoglie
l’anima si sana!
Son ben carichi
i belli ulivi,
dopo tanti anni
sono ancora vivi.
Lo vedi il pistacchio
come è bianco?
Quando lo raccoglie
uno si stanca!
Bravo mio fratello,
mio fratello maggiore,
ti sei fatto
un bel podere!
Ci sono alberi,
c’è tanta uva:
e quando ti risvegli
la mattina
respiri aria
di profumo piena!

Michelangelo La Rocca | Poesia pubblicata il 21/12/11 | 4358 letture| 3 commenti

 
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Nota dell'autore:

«Poesia dedicata alla campagna siciliana che profuma di natura colorata ed incantevole!»

 

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.

3 commenti a questa poesia:
«Si respira tanto amore in questa poesia in vernacolo per l'amata terra di Sicilia e per ciò che riesce a donare. Chi legge fa un bel viaggio trovandosi in un antico podere fra animali, alberi rigogliosi e frutta maturata al sole, assaporata nel fresco mattino con aria pulita ed ossigenata. Una lettura che trasporta magicamente in un meraviglioso posto. Complimenti, assaporata e piaciuta.»
Angela Schembri

«Molto bella e ricca di sapori, ma nel "giru" anche se grande non ci sono "Ficu pali e carruba".»
Giovanni De Simone

   «U bennu giru, il podere del fratello è stato la "musa ispiratrice" di questi versi che narrano della vita contadina, bucolica della Sicilia. Il podere è grande, ci sono lepri, tortore e pernici. Si sente il profumo della frutta: albicocche, pesche, noci e grappoli di succosa uva. Colori e profumi che soltanto nella campagna siciliana si possono riscontrare. È una delizia questo "giru" raccontato dal Poeta in vernacolo, sembra di essere in un paradiso terrestre... Belle e genuine le immagini»
Sara Acireale


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 Il salice piangente (19/10/11)

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